Don Giorgio Mannucci
LASCIATE CHE I PARGOLI VENGANO A ME: il prete dei ragazzi con “l’abitudine al calcinaccio”.
Don Giorgio Mannucci è nato a Pelago di Pontassieve il 20 Ottobre 1920 da Pietro e Romelia Francalanci. Entrato in Seminario a 12 anni, fu ordinato Sacerdote nel 1945 e inviato come “Cappellano“ a Faella, dove rimase fino al 1° Ottobre 1949, quando fu spostato a Montegonzi in aiuto del vecchio Parroco don Ermanno Grifoni. Come scrive nelle sue note, trovò molta differenza tra l’ambiente dinamico di Faella e la monotonia di Montegonzi, ma si mise subito all’opera, specialmente con i ragazzi. Nell’Aprile del 1953, alla morte di don Grifoni, Don Giorgio Mannucci divenne Parroco di Montegonzi, non senza avere ottenuto “con due ore di nervosa anticamera” il beneplacito patronale del Barone Luigi Ricasoli-Firidolfi. Don Giorgio fu subito amato da tutti principalmente per il suo carattere mite e affabile, ben diverso da quello del suo predecessore, e soprattutto per l’instancabile dinamismo dimostrato sia nella missione pastorale, che nella promozione delle attività ricreative rivolte ai giovani. Era un grande organizzatore, tanto che con lui l’Azione Cattolica conobbe un forte sviluppo. In ogni ritaglio di tempo organizzava partite di pallone poco fuori del paese, nella spianata di Poggiolizzi, alle quali partecipava con lo stesso ardore ed accanimento dei ragazzi, nonostante non si togliesse mai la tonaca; le gite alla Crocina del Pratomagno una volta all’anno erano poi un appuntamento al quale nessuno dei giovani avrebbe rinunciato. Subito dopo il suo arrivo, si dedicò alla costruzione di una nuova sala parrocchiale adibita a cinema teatro, con annesso palcoscenico. L’ingresso era dal piazzale della canonica. Alla costruzione del nuovo teatro oltre a don Giorgio lavorarono un po’ tutti i simpatizzanti e il giorno dell’inaugurazione la compagnia teatrale del paese recitò la commedia “L’Acqua Cheta” ottenendo un notevole successo e l’incasso record di 18mila lire. Dal Carnevale del 1953 erano ricominciate le proiezioni cinematografiche. Per questo veniva da Castelnuovo il Parroco Don Ciabattini con un proiettore a passo ridotto che, come sottolinea Don Giorgio nelle sue note “ci ammanniva lo spettacolo e, presa una buona percentuale di incasso, riportava via armi e bagagli”; la partecipazione di popolo era numerosa, anche se gli spettatori dovevano portarsi le seggiole da casa. Ma in questa forma, l’esperienza cinematografica ebbe vita breve e riprese nel 1958, dopo i lavori di adeguamento della sala e l’acquisto delle poltroncine in legno e di un proiettore usato. Ma don Giorgio a Montegonzi sarà sempre ricordato come il prete muratore! Era difficile non vederlo impegnato, con il suo tonacone nero tutto polveroso, con una mestola o un mazzuolo in mano! Il 1955 fu l’anno delle opere più significative. La chiesa parrocchiale versava in pessime condizioni e aveva bisogno di urgenti lavori di restauro: don Giorgio costituì un comitato al quale parteciparono una ventina di parrocchiani che lo sostennero nell’impresa. Fu fatta una sottoscrizione popolare e, il 15 maggio, sotto la direzione dell’architetto Franci iniziarono i lavori. La chiesa fu chiusa e le attività di culto trasferite nella chiesetta della Compagnia. Come annota puntualmente nel suo diario, don Giorgio costruì da solo i ponteggi e potè contare sulla mano d’opera del popolo, mentre i lavori più specialistici furono eseguiti da Ottorino Turchi di Montevarchi che si occupò degli stucchi; a Mario Gherdotti, di Greve, fu affidata la lavorazione dei marmi, e un tale Bassan, pittore, ravvivò le tele degli altari e dipinse il S. Giovanni. Alla fine risultò un restauro ben fatto che piacque moltissimo a tutto il popolo ed allargò il cuore – e le tasche – dei parrocchiani per cui, con i proventi delle offerte, furono inseriti i vetri istoriati alle finestre e nel rosone centrale, la bussola all’ingresso, i confessionali e molte panche nuove. Ma, dice don Giorgio, “l’appetito vien mangiando” e quindi decise di rifare anche la facciata della chiesa: fu tolto il terrapieno antistante, un tempo adibito a cimitero parrocchiale, e le ossa che ancora vi erano sepolte, furono inumate nell’attuale cimitero. L’antico sepolcreto lasciò spazio a un muro a retta e a un piccolo giardino prospiciente alla chiesa. Dice Don Giorgio: Il 27 agosto “dopo aver lavorato quasi tutta la notte, alle ore 19 mi levai la tonacaccia da lavoro ed indossai il piviale per andare a ricevere il Vescovo mons. Antonio Bagnoli per l’inaugurazione”. L’ingente spesa fu coperta dalle offerte del popolo, senza contare la manovalanza gratuita dei Montegonzesi. Nel 1956 furono eseguiti i lavori di ristrutturazione della sacrestia e Gino Butelli, portò l’acqua corrente in Canonica. Nel 1957 e nel 1958, oltre al rifacimento delle scale che dalla canonica portano alla sacrestia, Don Giorgio decide di restaurare la casa poderale di via Nazario Sauro, e, in occasione delle nozze del contadino, anche quella del podere di Sereto. L’anno 1959 vede una diminuzione dell’attività edilizia; l’agricoltura sta attraversando un periodo di crisi e le rendite dei poderi della chiesa sono molto ridotte, ma, dice don Giorgio: “fortuna che c’è il babbo che ha una pensione sempre in aumento e dove non arrivo io, arriva lui”. Pur in ristrettezze economiche, in quel periodo mise mano alla ristrutturazione di un vecchio cantinone “rifugio dei topi” per realizzare una nuova Sede per i ragazzi, visto che la sala parrocchiale era stata adibita a cinema; furono comprati i pattini, il calcio da tavolo, il ping-pong…e il maestro Marcello Cioni dipinse alle pareti le figurine del “Vittorioso”. Il 1960 inizia con un po’ di sconforto da parte di don Giorgio che rileva come nessuno abbia più tempo per fare nulla – una prova di canto, un’adunanza, un ritiro- perché tutti sono indaffarati a lavorare per fare il “pelo” o per scegliere i cenci della ditta Selvolini. Questo è anche l’anno dell’asfaltatura della “via nuova”, la strada provinciale che arriva a Montegonzi e del rifacimento dell’ intonaco, del soffitto e del pavimento di una stanza della Canonica da adibire a biblioteca; fu rifatto l’impianto elettrico e riverniciati gli infissi, la spesa fu in parte coperta dalla vendita di alcune querce. Rimasero vacanti i poderi di Villole e di Sereto; la fattoria della Forra affittò quello di Villole, mentre furono eseguiti lavori di ristrutturazione della casa poderale di Sereto per il nuovo Contadino, fornendo anche le lampade e una radio. In novembre fu restaurato il campanile e rifatti gli intonaci intorno alla sacrestia e sul muro del “cimitero” antistante la Chiesa. Il 1960 fu anche l’anno delle Olimpiadi a Roma e don Giorgio non perse l’occasione di far disputare anche ai suoi ragazzi le Miniolimpiadi di Montegonzi, con gare prevalentemente di atletica che furono vinte quasi tutte da Carlo Minatti, cioè “Cino”, che è diventato poi un pittore e scultore in ferro molto apprezzato in Italia e all’Estero. All’inizio del 1962 viene costituito un comitato ristretto per il restauro della Chiesa della Compagnia ridotta “al punto di apparire quasi un capannone affumicato, deposito di sacre anticaglie”; fu un lavoro fatto in economia ma il risultato fu decoroso; così che per la festa della SS. Annunziata, titolare della chiesa della Compagnia, venne fatta l’inaugurazione. Nell’ultimo anno della sua presenza a Montegonzi, il 1965, come dice lui stesso, “Per non smentire l’ormai mia vecchia abitudine al calcinaccio” risistemò la biblioteca parrocchiale costruendo da solo la scaffalatura in ferro, con l’aiuto del Seminarista Roberto Pagliazzi e del Maestro Mario Bellacci. Nel 1966 lasciò il paese, con notevole dispiacere di tutti i Montegonzesi ed in particolar modo dei ragazzi di allora, per andare alla Parrocchia di Piano del Mugnone, vicino a Fiesole. Attualmente, ancora in discreta salute, è ospite della Casa di Riposo per Sacerdoti del Seminario di Fiesole.