
30. La zingara (1986)

La Zingara si pone tra gli esempi più significativi dell’intera produzione di questo periodo. Il soggetto è rappresentato semplicemente da una sola grande forma geometrica dal perimetro spezzato che crea il corpo della figura, non permettendo alcuna distinzione tra una parte anatomica e l’altra, ma mostrando il tutto come un unico grande elemento. Gli unici dettagli che permettono con facilità l’identificazione del soggetto sono alcune caratteristiche del volto, come ad esempio le labbra particolarmente carnose, raffigurate tramite un rettangolo, e i grandi orecchini pendenti, tipico attributo delle donne gitane. Gli amici raccontano che Cino avesse preso ispirazione per la realizzazione dell’opera da una ragazza che l’artista incontrava spesso e osservava durante le serate passate nei locali. Come se la scultura fosse diventata un vero e proprio alter ego della ragazza dentro l’officina di Cino. La Zingara è stata tra le opere più esposte di Cino, in una personale ad Arezzo nel 1988 e in una collettiva presso la Galleria S. Vidal-Ucai di Venezia nel 1991, dove ottiene un particolare successo di pubblico, un riconoscimento e l’invito per l’anno seguente.