
54. La forza del destino (1992)

La forza del destino appartiene alla sperimentazione verso il concepimento di opere astratte iniziata con Riflessioni [cat. op. 48]. Non è rappresentato un vero e proprio soggetto e solo grazie al titolo è possibile cogliere il senso dell’opera stessa, lasciando che la materia crei una suggestione nello spettatore, facendo scaturire uno stimolo per analizzare e interpretare la stessa. La sintesi formale riprende quello che è lo stile più emblematico della produzione di Cino, ovvero l’utilizzo di grandi forme geometriche regolari dalla superficie levigata. La profondità della scultura, di poco più di 40 cm, è nettamente inferiore rispetto alle misure della base e dell’altezza, dichiarando in questo modo l’intenzione di voler creare un’opera tridimensionale pensata per essere osservata frontalmente: il risultato finale è quello di un’immagine assolutamente grafica, quasi fosse la trasposizione scultorea di un disegno bidimensionale. La composizione è formata da tre figure geometriche (un triangolo, un cerchio e un rettangolo) che si intersecano tra loro, formando una costruzione che si sviluppa verticalmente. La figura del cerchio è l’unica che appare irregolare in alcune zone della circonferenza: sul lato sinistro sono presenti delle scanalature regolari, mentre il lato destro appare reciso da una linea spezzata e irregolare. L’irregolarità della figura al centro può allora essere collegata al titolo stesso dell’opera, secondo un’interpretazione che vede il destino come un flusso imprevedibile, in grado di sovrastare e sorprendere l’uomo grazie alla propria ‘forza’.